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Temple Bar

2 minuti, 42 secondi
02 Jun, 2012

È un reticolo di viuzze, caffè, bar, teatri e soprattutto pub! È il ritrovo dei giovani dublinesi, il centro nevralgico del divertimento irlandese, affollato da artisti di strada, musicisti e tantissimi pedoni, punteggiato da ristoranti di tendenza, gallerie alla moda, spazi espositivi e centri culturali, come la Gallery of Photography, il National Photography Archive e l’Irish Film Institute. È davvero il quartiere culturale della città, ricco di innovazione, arte e divertimento.

temple bar

La storia

In origine era il quartiere medievale delle corporazioni e degli artigiani (armaioli, stampatori, fabbricanti di strumenti musicali, tessitori, pellicciai…), “famoso” anche per la sua pericolosità durante la notte, le sue bettole, le sue segrete e i suoi miserabili bordelli.

La sua attività cominciò a declinare seriamente negli anni cinquanta: impoverito, abbandonato, scalcinato, venne occupato negli anni ‘70 da un pugno di alternativi “ipercreativi”. Ma La situazione degradò molto rapidamente al punto che gli esponenti più radicali proposero di radere tutto al suolo per ricostruire ex novo, soluzione che avrebbe privato la città delle sue radici storiche e popolari. Agli inizi degli anni novanta, per iniziativa del governo, nacque un progetto più conservativo, più coerente: restaurare gli antichi edifici. Ovviamente i prezzi aumentarono, ma fu l’inizio di un rinnovamento culturale di qualità. Come contrappasso, Temple Bar ha perso la sua aria un po’ vagabonda e bohemien che faceva buona parte del suo fascino: scomparvero gli squattrinati emarginati, gli artisti senza soldi, gli erranti senza alloggio! E dopo qualche anno di completa metamorfosi, Temple Bar ha completato la sua trasformazione, diventando un quartiere di punta, vivace, rispettabile e molto frequentato dai turisti.

Oggi

Nonostante gli inevitabili cambiamenti dettati dal rinnovamento, Temple Bar rimane un esempio positivo di riqualificazione e valorizzazione urbana: poche città europee, infatti, possono vantare un mutamento così efficace di un quartiere intero, senza l’intrusione di partner commerciali come boutique e fast-food. Le scelte fatte sono perfettamente equilibrate e il rinnovamento è dato da una vera e propria riuscita architettonica, sociale e culturale che ha messo la città e i suoi abitanti al centro dell’azione di valorizzazione: totale precedenza ai pedoni, abbandono dell’asfalto per il pavé, ristrutturazione sistematica degli immobili e dei magazzini abbandonati, protezione del quartiere e proibizione di costruire edifici che sfigurino il paesaggio, realizzazione di 10 centri culturali perfettamente integrati nello stile architettonico del quartiere.

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